Avete presente uno spettacolo di magia? Quando l’illusionista mette in scena un numero che lascia a bocca aperta? Quando si pensa che dopo la donna segata a metà non possa esserci qualcosa di superiore, incredibile, ancora più forte? Ecco, questa è l’emozione che si vive ogni volta passando a Montalcino dal Castello di Argiano.
La mia prima volta risale ormai a qualche anno fa, assaggiai il Brunello e scorsi un cambiamento netto rispetto al passato. Andai a visitare la tenuta, incontrai il nuovo team, giovane ma già esperto, e capii che la nuova proprietà stava facendo sul serio. I primi fronti di intervento furono i vigneti e la sistemazione delle vecchie cantine del castello (legni, areazione, pavimentazione, i vecchi cunicoli riservati al passaggio della servitù…).
La volta successiva passai da Montalcino e non resistetti, volli rivedere Argiano: le cantine e i primi piani del castello erano terminati, gli ambienti erano ristrutturati con grande gusto senza comprometterne la funzionalità.
Nel passaggio successivo li vidi impegnati nell’analisi approfondita delle caratteristiche dei propri fondi, degli impianti e delle piante. Un lavoro che oggi sta regalando gradi frutti in termini di qualità dei vini, questo ricerca e permette oggi a loro di aggiungere un grande valore nella narrazione dei vini.
I lavori di ristrutturazione e apertura di nuovi mercati non impedirono loro di impegnarsi anche sull’obiettivo di ridare lustro ad una gloriosa etichetta di Argiano, il Solengo. Con grande piacere fui ospite a Firenze per una cena nella quale venne ripercorsa ed assaggiata la storia di questo vino realizzato in collaborazione con Giacomo Tachis. Quella sera ebbi la fortuna di essere al tavolo con l’agronomo, questo mi permise di porre parecchie domande e soddisfare molte curiosità.
Quest’anno all’anteprima del Brunello 2015 la selezione Vigna del Suolo è stato uno dei migliori assaggi che abbia fatto: https://www.facebook.com/andrea.zarattini.73
La settimana scorsa ho deciso di andare a vedere a che punto fossero i lavori…stupore e meraviglia.
Gli interventi di ripristino delle antiche cantine del castello sono stati ultimati, tra le botti del Brunello si scoprono cose mai viste. E’ possibile scendere all’interno dell’antico pozzo profondo oltre 20 metri dove sono ospitate vecchie bottiglie delle cantine storiche di Montalcino. Sempre nelle cantine tre grandi sale sono destinate alla collezione privata della proprietà riservata alle migliori etichette di Bordeaux e Borgogna (roba da catalogo d’asta).
Ho avuto la fortuna di essere tra i primi a visitare l’area padronale del castello, in breve tempo la parte superiore ospiterà una collezione privata di opere d’arte medievali, i pezzi arriveranno dai diversi musei e case d’asta dal mondo.
A pranzo sono stato accolto in una piacevole dependance, dove io e Riccardo abbiamo potuto confrontarci su alcuni argomenti comuni ad una cantina di Montalcino ed una di Barolo. Inutile dirvi il privilegio di pranzare in serenità, davanti ad un panorama mozzafiato sulla Val d’Orcia tra un bicchiere di Brunello 2015 ed uno di Barbaresco della stessa vendemmia.
A dare maggior valore al lavoro di Bernardino, Riccardo e tutta la truppa è la qualità estrema dei vini. Si potrebbe pensare che gli immensi valori di ristrutturazione abbiano potuto distogliere parte delle energie dal focus principale, invece il Rosso di Montalcino, il Brunello 2015, il Brunello Vigna del Suolo 2015 e Solengo 2017 sono molto buoni. Parlerò solo del Vigna del Suolo per non dilungarmi ulteriormente. Ho sempre amato usare i vini di Argiano nelle mie masterclass perché penso abbiano la capacità di esprimere con una ottima fedeltà all’indole del territorio sud-occidentale di Montalcino. I suoli, i venti e il clima donano una scura profondità ed una nota blues ai vini. Nella 2015, sia per il Brunello che per il Vigna del Suolo, ho trovato un salto in avanti in armonia ed eleganza (già in precedenza certamente non carenti). Questo Brunello si beve sin d’ora con una facilità insolita per la denominazione e per l’area di provenienza specifica, senza per questo compromettere i requisiti che devono fare del Sangiovese di Montalcino un vino destinato a palati esigenti ed esperti. Con questo vino arriva una novità maggiormente attribuita al Nebbiolo (almeno di alcune zone), una espressività del vino già presente in partenza e che certamente resterà anche nel tempo. E’ possibile indicare altre cantine che stanno creando Brunello con filosofie analoghe ma troppo spesso questa godibilità iniziale sacrifica una parte di identità del Sangiovese.
I vini di Argiano continuano ad essere bottiglie molto classiche e territoriali. Se per il Castello si sono scelte tecniche moderne ma non invasive per rispettare l’identità del Palazzo, così per i vini il lavoro è stato scegliere tecniche molto naturali (come le fermentazioni spontanee quando sensate) ma alla luce di strumenti e conoscenze attuali.
Le armi sono affilate, le truppe sono pronte, il futuro sarà roseo.
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