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  • Immagine del redattoreAndrea Zarattini

Bud e Terence

Durante questa quarantena mi sono divertito ad alternare assaggi molto differenti tra loro.

Sono passato da vini provenienti dall’estremo nord a vini meridionali, da vini di pianura a vini di montagna, dagli assaggi di vasca a vini di oltre quarant’anni.

In questo eno-girovagare ho stappato anche due bottiglie che erroneamente pensavo "andate", esauste. Due “orfanelle”, quelle bottiglie singole, spaiate, sparute e polverose di cui non si ricorda la provenienza.


Si tratta di due vitigni che apprezzo molto: Erbaluce e Timorasso.


L’Erbaluce è elegante, dinamico, fresco, esuberante, poliedrico e diverte. Si presta ad essere spumantizzato, vinificato per versioni più o meno intense e persino all’appassimento. Due caratteristiche lo rendono perfetto per tutte queste tipologie: freschezza e finale amarognolo. Sempre molto piacevole, lo colloco tra le bottiglie che si dovrebbero avere costantemente nel proprio frigo.


Il Timorasso è generoso, morbido, pacato, rassicurante e voluminoso. Meglio dimenticarlo in cantina, dargli il tempo di poltrire, di svegliarsi lentamente, di esprimere le note dolci e minerali. Il Timorasso è un bianco per gli amanti dei rossi, non certo per veloci e disattenti aperitivi. Il Timorasso andrebbe comprato solo a casse da 12 così da dimenticarne una parte in cantina.


Le bottiglie in questione sono l’Erbaluce di Caluso La Rustìa 2009 della cantina Orsolani di San Giorgio Canavese e il Timorasso San Vito della Cooperativa Valli Unite 2009. Due realtà produttive antitetiche, la prima è una cantina strutturata, simbolo dell’ Erbaluce di Caluso, la seconda un cooperativa che da oltre quarant’anni pratica biologico e biodiversità.


Due vini opposti, due cantine molto differenti per un’accoppiata complementare e perfetta…proprio come Bud e Terence.

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