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  • Immagine del redattoreandrea zarattini

LaMiaCantina - Barbaresco2017

Se questo 2020 mi ha impedito di assaggiare in maniera sufficiente il Brunello 2015, mi ha invece permesso di fare uno studio programmato da tempo. Uno lavoro sui vigneti e di assaggio del Barbaresco. Che scoperte!

ALBINO ROCCA - Ronchi 2017

La difficoltà è stata decidere se in questa rubrica inserire Ronchi o Cottà. Se fosse stata una volata sarebbe servito il fotofinish, il colpo di reni ha premiato tradizione, ma solo per pochi grammi di mineralità. I due cru si guardano, si sfidano e si sostengono. Ho apprezzato la completezza, l’equilibrio e la profondità di entrambi, Cottà allunga per frutto e polpa, Ronchi più scuro e articolato. Si mah……questione di sfumature! Bella cantina, di professioniste, persone serie, lavoratrici vere. Forza ragazze!!!

ORLANDO ABRIGO - Montersino 2017

Penso che lo stampo di questi Barbaresco lo abbia solo lui. Il naso è potente, colmo e polposo. In questo vino si materializza l’indole di un versante del Barbaresco emerso tardi. E’ un Barbaresco che disegna il luogo nel qual nasce: è stratificato e profondo, racconta sapori in progressione verticale, si scende verso il basso fino a raggiungerne la parte più scura succosa e matura. La bocca è armonica con tannino delicato e affilato. Un Barbaresco molto personale che esprime un’idea precisa di chi lo realizza pur rispettando le caratteristiche trasmesse dal terreno di provenienza. Solido e fruttato al naso, armonico e raffinato in bocca.

PODERI COLLA - Roncaglie 2017

Facciamo una premessa: io ho la fortuna di lavorare per questa famiglia speciale. Roncaglie 2017 racconta bene una simbiosi tra viti e terra. Il vigneto è un anfiteatro dove il legame vite-suolo-uomo si protrae da un secolo. Dove uomo e piante hanno imparato a parlarsi e rispettarsi. Un Barbaresco accogliente che avvolge con profumi e sfumature romantiche: rosa, agrumi, garofano e lavanda. Sorso classico e bilanciato anche in questa calda 2017…ecco la magia di una vigna storica.

Astenersi sarebbe stato corretto per professionale imparzialità. Non inserirlo sarebbe stato, non solo ingiusto nei confronti del vino, ma anche una mancanza per la mia selezione.

RIZZI - Nervo 2017

Parte il tappo e io sorrido. Sorrido vendemmia dopo vendemmia perché so già che le aspettative si confermeranno. Generalizzando i Barbaresco 2017 hanno tardato a raggiungere la piacevolezza. A gennaio/febbraio erano ancora parecchio asciutti, dopo la primavera la svolta, in estate l’espressività e adesso sono molto piacevoli. Ho assaggiato Nervo 2017 ad inizio anno, eppure già cantava che era una meraviglia. Nella cartucciera dell’azienda anche pallottole di altro calibro ma non posso resistere alla capacità di far svuotare i bicchieri di questa etichetta. Nervo è una tappa fondamentale in un percorso sul Barbaresco.

FONTANABIANCA - Bordini 2017

Un vino molto rappresentativo dell’annata, in cantina hanno saputo raccontare quello che la natura ha dato nel millesimo, rispettandolo, assecondandolo e valorizzandolo. La grande prerogativa che distingue questa etichetta è la capacità di essere fedele al 2017 raccontandolo in maniera molto armonica. Spiccano le sensazioni disidratate di petalo di fiori essiccati e spezie calde, anche il tannino ampio e asciutto (ma molto fine) la rispecchia. La base di partenza lascia intravvedere uno sviluppo molto interessante in termini di profumi originali e dolci.

CASTELLO DI NEIVE - Santo Stefano Albesani 2017

Un’azienda sinonimo di garanzia non solo per i cinquanta anni di storia ma anche per la capacità di interpretare in maniera costante ed efficace ogni vendemmia. Azienda energica, vitale e con le idee chiarissime, la vendemmia 2017 ne è l’esempio. Un vino concreto che racconta una conoscenza perfetta delle personalità di ogni vigneto, così da prevederne il comportamento. Il naso è aperto, espressivo ed invitante: piccoli frutti rossi, spezie, rosa e note balsamiche sul finale. Il tannino si sente ma è ben integrato. Grande persistenza, i sapori crescono progressivamente con ritmo e peso, chiudendo con sensazioni speziate: calde e bitter (mirto, ginepro, stecca di cannella).

LUIGI GIORDANO - Cavanna 2017

Ragazzi giovani e competenti. Un Barbaresco distinto, spalle larghe, tonico e longilineo. Mi è piaciuto tanto perché è un sorso dinamico e proporzionato. Ho scoperto un cru nuovo, che fino all’assaggio di questo vino per me era solo un nome. Poche tracce del peso che talvolta la 2017 ha impresso, anzi il vino è fresco e dissetante con un tannino elegante e netto. L’area di Barbaresco da cui proviene talvolta esprime vini di forza, quasi terrosi. Originale ed esclusivo.

RIVELLA SERAFINO - Montestefano 2017

Un vino fitto, denso di sapori, colore, profumi e vita. Un Barbaresco per le serate importanti, quasi un supporto morale. Questo vino non andrebbe consumato in una sola volta, andrebbe bevuto in più riprese tappandolo solo con il suo sughero (come una volta). Occorre ascoltarne la storia, occorre sposarne i tempi. Un cru tanto blasonato quanto estraneo all’identikit moderno del Barbaresco, capace di essere completamente espressivo solo se lasciato libero di esprimersi per forza a volume.

BERA - Langhe Nebbiolo Alladio 2017

Sì, Langhe Nebbiolo! Che le DOCG abbiano dei confini legali frutto di inevitabili compromessi politici è cosa nota. Che sia il terroir a contribuire profondamente all’identità di un vino è altrettanto noto…quindi? Quindi andando indietro di poco più di un secolo Lorenzo Fantini nella sua Monografia sulla Viticoltura ed Enologia della Provincia di Cuneo delineò come area del Barbaresco solo due comuni: Barbaresco appunto, (comprensivo di Treiso allora frazione di Barbaresco oggi comune autonomo) e Neviglie…STOP. Oggi Neviglie non è tra i comuni ammessi a produrre Barbaresco ma potete scommettere che la terra sia eccellente per farlo. Nebbiolo di grande classe ed eleganza, un origami: per precisione, leggerezza, armonia e senso estetico. Ventiquattro mesi di botte grande. E’ un’espressione altissima del Barbaresco. Per me lo è, quindi eccolo qui.

N.B. La cantina Bera produce diversi Barbaresco tra cui Rabajà, Basarin e Serraboella……, ovviamente cru presenti nei territori dei comuni compresi nella DOCG, non mancano i Barbaresco quindi.

SOTTIMANO - Pajorè 2017

Penso che la possibilità di percepire le differenze tra una vendemmia sia un valore, sempre. La tendenza dei produttori a portare il vino verso uno “stile aziendale”, non la amo, non la capisco e non l’apprezzo. Azzero la testa e la bocca tra una vendemmia e l’altra, ogni anno riparto da zero. Questo vino non è il solito Pajorè ampio e corale. Un Barbaresco è stretto, dritto, balsamico, etereo ma preciso. Visciole, agrumi e spezie scure. Apre adagio, non attacca con i fiati, archi e percussioni. Mi piacciono i punti di forza, concentrati e definiti. Col tempo svelerà segreti ancora celati.



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