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Immagine del redattoreandrea zarattini

Le Zirre di Zappacosta

Ma voi sapete cos'è una zirra?

Io non lo sapevo ma qualcuno me lo ha insegnato. Purtroppo ho passato poco tempo nella cantina

Zappacosta, perché ci sono passato per una brevissima parentesi di libertà all’interno di una tre giorni di

intenso e bel lavoro in Abruzzo.

Innanzitutto siamo a Chieti, per la precisione in strada del Tratturo 1. La strada del Tratturo è stata per

secoli la via della lana, la bilancia economica di tutto l’Abruzzo, la strada percorsa (non senza rischi) da

migliaia di pastori per macinare i 300 km che collegano L’Aquila a Foggia. La strada delle pecore e quindi

del vitigno Pecorino.

La famiglia Zappacosta ha sempre vissuto grazie al faticoso lavoro della terra, ma è del 2008 la coraggiosa

decisione di Adamo di non conferire le uve ma di produrre direttamente rispettando i parametri della

certificazione biologica. La Zirra è l’antica anfora abruzzese che il nonno (anch’esso Adamo) utilizzava per

trasportare e distribuire il vino nelle borgate di campagna.

Adamo svolge un lavoro impegnativo per otto ore al giorno, poi dismette i panni del vigile del fuoco e

accende il trattore. Oggi in azienda c’è anche il giovanissimo figlio Matteo che sta contribuendo a dare una

svolta decisiva all’azienda.

Dire che ci sia autenticità in questi vini è riduttivo. Per questa volta mi sono concentrato sul Pecorino e sul

Trebbiano. I vini parlano abruzzese, questo è la loro bellezza. Non perdono tempo a rincorrere un’identità

straniera, restano saldi e fieri tra la pergola abruzzese e gli ulivi.

Il Pecorino è solido, minerale e ricco, con fiero temperamento abruzzese.

Il Trebbiano Minuccio è una selezione ridottissima per celebrare il lavoro degli avi. Mi fa stare bene vedere

e sentire un Trebbiano che ha una sua indole, che non ricerca timbri stilistici di famose cantine biologiche

abruzzesi o, viceversa, percorre facili vie di diffusione commerciale perdendo di vista il vitigno, la storia e il

territorio. Questo Trebbiano ha le spalle grosse e il cervello fino, comunica tutta la forza del vitigno

associandola alla purezza di un vino naturale fatto bene e senza nessun compromesso di qualità.

Vini belli e sani, un Abruzzo integro, fiero e umile…quello vero!


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