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  • Immagine del redattoreAndrea Zarattini

Verticale Col d'Orcia 2020

Ci sono le feste comandate, Natale, Pasqua... , ci sono le ricorrenze personali, anniversari, compleanni… e poi ci sono gli Appuntamenti che aspetti per dodici mesi, anno dopo anno come un bambino. Rientra, per me, in questa categoria un’autentica emozione che ogni anno il Conte Francesco Marone Cinzano mi regala.


Nello specifico si tratta di un pranzo che nel mese di febbraio viene organizzato nella tenuta di Col d’Orcia a Montalcino.

L’obiettivo è assaggiare i vini che sono stati confezionati dalla cantina negli ultimi cinquant'anni, con un intervallo tra le vendemmie solitamente di due lustri. Mi spiego meglio: quest’anno, in occasione della presentazione del Brunello 2015 sono stati stappati, 2010, 2000, 1995, 1990 e 1980. Vivo questa esperienza da diversi anni e posso affermare con cognizione di causa che poche cantine esprimono una costanza di qualità nell’invecchiamento come Col d’Orcia.

Essere ospitato in questa occasione mi onora. Se immaginate la cornice della tenuta, l’eleganza e la cordialità del Conte, il garbo e la professionalità di Nicola Giannetti e i piatti preparati con le materie prime ottenute dalle coltivazioni biologiche della tenuta, allora potete realizzare il prestigio dell’occasione.


Quest’anno a tavola eravamo in sei, a rendere speciale l’incontro è stata la presenza dell’agronomo Giugliano Dragoni che segue l’azienda da 46 anni. Per ogni annata in degustazione i ricordi dell’andamento agronomico erano precisi e netti. Molto interessante ascoltare come l’organizzazione delle colture, le modalità di allevamento, le richieste e le attenzioni dei mercati siano cambiati negli anni. A completare la lista degli ospiti l’amico Stefano Monte direttore dell’Opera Bombana di Pechino (eccellenza e riferimento del mercato della ristorazione in Cina).

Il vero privilegio è poi rappresentato dal clima elegante e disteso, tra una conversazione sotto la pergola bevendo un bicchiere di bollicine francesi, uno scampolo di primavera, una carezza al cane e un aneddoto, si attendono gli ospiti per il pranzo.


I vini.

-Brunello 2015. L’annata è stata osannata e acclamata da tutti i giornalisti, quindi le aspettative non possono che essere alte. Il frutto è fresco e vibrante con un complemento di note di china calissaia e tabacco dolce. Come previsto la bocca è proporzionata, fresca e dissetante, tannino avvolgente e setoso.


-Brunello 2010. Non sembrano passati dieci anni. Piccoli frutti scuri (veri indicatori di qualità ed eleganza) e un accenno di terziari: cacao, caffè, alloro e fiori secchi. La bocca rappresenta la grandezza della 2010, è armonica e i tannini sono levigati e persistenti. Lungo il finale.


-Brunello Riserva 2000. Freschezza sorprendente, sembra fatto ieri. I profumi sono balsamici, ricordano la resina, l'alloro, il caffè, il cacao e il caramello. La bocca comunica facilità di beva ed il tannino ha timbro. Chiude con un ricordo di cola e rabarbaro.


-Brunello Riserva 1995. Cuoio, tabacco, foglia di olivo. La bocca ha una bella evoluzione ed evidenzia caramello, rosmarino e tamarindo. La bocca è acida e viva e quindi comunica una grande bevibilità.


-Brunello Riserva 1990. Wow! Il naso esprime menta, prugne disidratate, succo di more, fiori essiccati, miele di castagno e mentolo. La bocca è nel momento di grazia: fresca, fruttata, il tannino è perfetto. Chiude con un ricordo di viola, ciclamino, fiori rossi e melograno.


-Brunello 1980

Scatola di sigari, confettura di albicocca, scorza di agrumi. Stupisce la struttura mantenuta, la piacevolezza del sorso e la facilità e immediatezza. I tannini sono vividi e piacevoli, senza sensazioni asciutte o amare. Quarant’anni trascorsi in grande forma.




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