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  • Immagine del redattoreandrea zarattini

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Cโ€™รจ un momento nella vita nel quale si realizza che Babbo Natale non esiste e che non ti hanno portato le cicogne. Nonostante ciรฒ, il 25 dicembre arrivano i regali e in qualche modo siamo al mondo. Quindi la complessitร  nel vino esiste, ma non รจ un fattore magico che solo alcuni produttori possono esprimere, รจ unโ€™arte delicata e minuziosa che bisogna saper comporre. Partiamo dalla base. Il vino che non sfiora il legno esprime sentori fruttati e floreali, piรน o meno maturi, freschi o intensi. Davanti a queste note difficilmente parliamo di complessitร . Il vino che sosta in legno regala sensazioni speziate: vaniglia, tabacco, liquiriziaโ€ฆ รจ logico pensare che queste note siano un contributo delle botti, tonneaux o barrique. In presenza di questi sfumature, nella testa del sommelier, comincia ad eccitarsi il sensore della complessitร . Un vino รจ complesso quando il mix di note รจ cosรฌ ampio e bilanciato da avvertire tutto il corredo di profumi/aromi/terziari in maniera armonica. Tanto da poterli percepire tutti ma avere difficoltร  ad identificarli singolarmente. La complessitร  รจ quindi una articolata architettura basata sulla sensibilitร , conoscenza e competenza di chi fa il vino. Qualche giorno fa sono stato ospite di Gianni Maccari. Ho avuto il privilegio di assaggiare la stessa massa di vino in tre vasi della stessa etร , della stessa capacitร  ma di tre bottai differenti. Ridolfi Montalcino รจ una bella cantina, che sta lavorando in maniera equivalente e parallela su vigna, vinificazione e affinamento. La nuova proprietร  ha ereditato un livello piuttosto basso ma in poco tempo sta organizzando bene idee e lavoro. Non รจ facile sviluppare contemporaneamente diversi aspetti mantenendo il controllo dei fattori rilevanti. Certamente le loro idee di sviluppo e lavoro sono chiare, lo dimostra quello che ho visto e sentito nella bottaia. Tre botti (tra i 32 e 35 hl), tre bottai differenti, stesso vino.

Marc Grenier. E' il foudrier di Borgogna. In assoluto la mia botte preferita, non lavora sulle potenze ma rifinisce e perfeziona le estremitร . Un apporto impercettibile ma molto efficace che rende tutto piacevole ed elegante. Nata in Borgogna, per la Borgogna questa botte chiede Pinot Noir sotto tutti i punti di vista: non tocca il fiore e il frutto aggraziato del Pinot ma lo completa ed esalta in attacco e chiusura.

Pauscha. Molte cantine hanno vasi di questo bottaio austriaco. Una ragione ci sarร . Le prime le vidi in

Langa, credo perchรฉ siano botti molto equilibrate nel dare il proprio apporto, quindi idonee al Nebbiolo. Incidono in maniera lineare supportando lโ€™architettura del vino senza cambiarne lโ€™espressivitร . Cedono una sorta di appoggio alla bocca che risulta piรน armonica e arrotondata.

Taransaud. Ho visto tante barrique e botti di questa tonnellerie utilizzate da grandi produttori. Esprime il frutto, spinge la fase centrale del palato e del naso, colma e appaga. Lato opposto della Francia rispetto a Grenier, punti di forza opposti. Le ho sempre trovate perfette per il produttore che sceglie linee di produzione molto personalizzate che danno un vino dalla marcata personalitร  e forza.

Naturalmente le mie considerazioni fanno riferimento alle caratteristiche medie rilevate in questi anni, assaggiando da botti con lavorazioni e tostature differenti. Ritengo comunque che si possa delineare una certa identitร  dei tre bottai. Quindi, per tornare alla complessitร , si costruisce anche con lโ€™utilizzo degli strumenti giusti, con tanta competenza, esperienza e molta conoscenza delle uve disponibili. La complessitร  non รจ un virtuosismo per artisti ma รจ un mestiere per artigiani.

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