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  • Immagine del redattoreAndrea Zarattini

Quella volta che Rizzi mi fece vincere alla grande.

La cantina Rizzi per quanto mi riguarda, resterà indissolubilmente legata ad una sensazione di orgoglio e riscatto.


Due anni fa un amico inglese molto facoltoso, mi chiese di guidarlo per una settimana tra le cantine di Barolo. Dopo una giornata di vigneti mi invitò a cenare assieme. Consumammo un aperitivo a Monforte d’Alba, per l’occasione ordinò una costosa bottiglia di Barolo 1997 di un produttore considerato uno degli innovatori di Langa. Mi servì il vino, lo annusò, lo assaggiò e poi tronfio mi chiese cosa ne pensassi. Ricordo che nella testa passarono due opzioni: assecondare il suo desiderio di esclusività o essere sincero. Dissi all’ amico che la bottiglia non valeva un decimo di quello che sarebbe stata pagata, dato il cedimento del vino. Ricordo la sua faccia divertita, scoppiò a ridere. Mi confessò di essere, purtroppo, perfettamente d’accordo. Cambiò vino, per quell’aperitivo spese una considerevole quantità di denaro e ci divertimmo molto, potrei dire che diventammo veramente amici in quel momento. Per cenare ci spostammo al Tastè di Barbaresco, appena seduti mi passò la carta dei vini e mi sfidò ad ordinare. Optai per un Barbaresco che ho sempre apprezzato : Cantina Rizzi, Cru Nervo. Volli essere provocatorio e ordinai un 2014; vinsi la sfida. Golia crollò e l’amico inglese non potette che ripensare alla costosa bottiglia spompata di Barolo assaggiata all’aperitivo. Mandolino e spaghetti 1 – Regina Elisabetta 0


Le bottiglie di Jole ed Enrico Della Piana sono diventate negli anni un riferimento per i Barbaresco che esprimono una timbrica specifica: profumi precisi, eleganza e piacere estremo di beva. Alla loro crescita professionale ha fatto seguito, naturalmente, anche una crescita dei vini. I profumi briosi e attraenti si sono arricchiti di complessità. I sorsi goduriosi e scorrevoli si sono impreziositi di profondità e sfumature intriganti.

Ho assaggiato con Enrico tutta la gamma dei Barbaresco che verranno rilasciati nel 2021, la riproverò questa estate perché certamente sarà una delle cantine che prenderò in considerazione per la selezione “La mia Cantina” di fine anno. Non parlerò quindi di queste bottiglie ma il percorso che prevede la partenza da un paio di vasche di Barbaresco Rizzi, raggiunge il cru Nervo, sale a Pajorè e arriva a cima della riserva Boito è notevole. Coerenza e progressione sono notevoli: le sensazioni organolettiche restano costanti ma cresce la complessità e la coralità . Schematizzo per esemplificare:


FIORI FRUTTA ROSSA SENSAZIONI BALSAMICHE

Nervo = ROSA CANINA CILIEGIA MENTA

Pajorè = ROSSA BULGARA COMPOSTA DI CILIEGIE RESINA DI PINO

Boito = ROSA ESSICATA CILIEGIE SOTTO SPIRITO EUCALIPTO


Il tannino è costante nella pezzatura ma si definisce nella progressione delle etichette. Tutte hanno una nota agrumata e una nota blues di tabacco.

Se quest’anno bisesto non fosse stato anche funesto, in questo mese avrei dovuto tenere delle degustazioni sul Barbaresco in Belgio e in Polonia. All’inizio dell’anno quindi, ho assaggiato una buona parte del Barbaresco 2017 ora in commercio. Facendo un bilancio Nervo 2017 è una delle 5 etichette migliori che abbia assaggiato, stupisce perché spicca tra le caratteristiche medie dei Barbaresco di questo millesimo. I 2017 si distinguono per un profilo organolettico piuttosto pronto, un certo calore e per tannini grossi e asciutti. Nervo 2017 fila dritto e spedito, dissetante, fresco e profumato.

Occorre dire che lo spicchio dell’area del Barbaresco nel quale si trovano i cru della cantina ha una identità precisa, che esprime vini molto definiti. I terreni in parte differenti dal resto della denominazione e le quote altimetriche sono determinanti per confezionare bottiglie di slancio ed eleganza piuttosto che potenza. Non passi l’idea che minor forza equivalga a minor ricchezza di profumi e sapori, non è così, anzi il lavoro della cantina è finalizzato a togliere i veli e scoprire la ricchezza nelle sfumature.


Se uniamo i puntini il disegno appare chiaro:

-il Barbaresco Nervo 2014 è molto buono, annata umida e problematica;

-il Barbaresco Nervo 2017 è slanciato e fresco, annata calda per vini evoluti;

-Il Barbaresco Nervo 2018 è ricco ed arioso, annata nella quale il fattore “produttore” sarà più rilevante che in altri millesimi.

Oggi Jole ed Enrico rappresentano una bella garanzia nel bellissimo e dinamico mondo del Barbaresco.


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